NICOLA CAPOCCI (1361-1368)

10 Maggio 2010

Il Moroni lo chiama Nicolò. Romano, pronipote del pontefice Onorio VI (1285-87), in quanto discendeva anch’egli dagli Aldobrandeschi, dei conti di S. Fiora. Si applicò allo studio delle leggi all’università di Perugia e si laureò in diritto civile e canonico. Fu cancelliere del Re di Francia Giovanni e sostenne dure battaglie contro Ludovico il Bavaro per questioni religiose. Per ricompensa ebbe ricche abbazie e propositure. Nel 1340 fu eletto vescovo di Utrecht e successivamente nel 1348 di Urgel in Spagna. Inizia il tristo periodo della cattività avignonese. Papa Clemente VI (1342-52) lo elevò alla porpora con il titolo presbiteriale di S. Vitale; dopo la morte del de Court, occupò la sede vacante della diocesi di Frascati nel 1361 sotto Innocenzo VI (1352-62). Fu pure arciprete di S. Maria Maggiore. Nel periodo in cui restò a Parigi, in qualità di legato papale in Francia per la pace con l’Inghilterra, fondò il collegio dei poveri scolari. Però, dopo due lunghi anni di trattative fra le due parti, non si approdò a nulla, tanto che il Re di Francia entrò in guerra con quello d’Inghilterra nella famosa giornata di Poitiers, che vide la vittoria arridere all’Inghilterra ed il Re di Francia fu fatto prigioniero mentre il fior fiore della nobiltà francese cadde sul terreno. Sempre mostrò pietà per i diseredati e fu molto munifico. A Perugia eresse un collegio chiamato Gregoriano o Sapienza Vecchia e ne istituì un altro per sacerdoti a Roma presso S. Maria Maggiore. Anche a Marciano fondò un monastero femminile. Fu generosissimo con i poveri ed erogò ingenti somme per la ristrutturazione e restaurazione di vari ospedali. Difendeva gratuitamente le cause delle vedove, tanto che venne chiamato «l’avvocato dei poveri». Il Grandi dice che morì a Monte Falcone, mentre il Moroni scrive che morì a Montefiascone, il 26 luglio 1368 e fu sepolto nella Basilica Liberiana nella cappella di S. Lorenzo in Roma. Sulla sua pietra tombale si legge, tra l’altro: «…EPISCOPATUM URGELLI ET CARDINALATUM TITULO VITALIS CERTE ALMI ET PRESULAREM CARDINALATUM OBTINUIT TUSCULANAE…». L’Oldoino ne parla nel volume dell’anno 1342.

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