Imaro o Icmaro o Ismaro o Temaro (1142-1164)

9 Maggio 2010

 Il Grandi pone tra Ugo e ICMARO un certo Pietro IV, presumibilmente quello stesso che nel 1140 fu creato cardinale da Innocenzo II. L’inclusione è dovuta ad una bolla di Lucio II (1144-45) datata 1144 che il Muratori cita nella sua opera: “P. Tusculanus episcopus”. Però sia il Grandi, che l’Orioli, che il duca di York concordano nel mettere cronologicamente al 1142 ICMARO, come vescovo tuscolano. Anche il Baronio nel 2° volume degli Annali è dello stesso parere e così il cronista incognito che lo chiama IMARO FRANCESCO. Di nazionalità francese, cluniacense di San Martino ai Campi, nei dintorni di Parigi, amico di san Bernardo. Passò al monastero di Cluny e ne divenne in breve tempo generale e abate di Santa Maria Nuova nella diocesi di Poitiers e della Carità sulla Loira. Innocenzo II, durante la quaresima del 1142 lo creò cardinale e vescovo tuscolano. Qui sorge il problema, se prima o dopo il 1144. Nel primo caso potrebbe essere valida l’ipotesi avanzata dal Grandi di un probabile vescovo tuscolano di nome Pietro, creato nel 1142. D’altra parte sappiamo solo che ICMARO nel 1144 fu inviato legato in Inghilterra, ove operò con saggezza e giustizia e che solo dopo il 1147 si trovano bolle firmate da Icmarus. Infatti in una bolla di Eugenio III si legge a controfirma: “Ego Icmarus Tusculanus Episcopus subscripsit”. In un’altra bolla del 1148, registrata dal Muratori si legge: “Icmarus Tuscolanensis Episcopus subscripsi”. Il Concilio Romano del 1144, secondo il Manzi (22,626) riporta: “†Ego Icmarus Tusculanus episcopus”. Dopo ciò tutto è più facile e chiaro. Il papa Eugenio III, dal Laterano nel 1150, il 5 febbraio, indirizza una lettera a Nicola abate di Santa Maria Criptoferrata, in cui conferma che il monastero è libero dalla potestà del vescovo tuscolano Icmaro. Il Kehr nell’Italia Pontificia vol. V-II riporta che Adriano IV scrive a Ignazio, abate di Santa Maria Criptoferrata, confermando la precedente bolla di Eugenio III. Il 20 settembre 1159 egli votò per l’elezione a pontefice di Alessandro III, che poi ripudiò, per schierarsi con l’antipapa Vittore IV da Montecchio di Tivoli, che altri non era se non il card. Ottaviano dei conti di Tuscolo, capo del partito tedesco e che Icmaro stesso consacrò Papa a Farfa il 4 ottobre 1159. Questo antipapa dovrebbe essere il V con il nome di Vittore, in quanto il IV fu il Vittore antipapa opposto nel 1138 ad Innocenzo II. Icmaro in cambio di questa consacrazione ebbe l’Abbazia di Farfa. Alessandro III lo colpì con l’anatema, come afferma il Moroni, e lo privò di tutte le cariche. Riconosciuto l’errore, Icmaro, fece ritorno ad Alessandro III, che gli riconcesse tutte le dignità di cui godeva prima. Al seguito del Papa, a Piacenza, fu assalito, malmenato e spogliato di tutto perché aveva eletto papa Vittore IV. Morì nel 1164 nel monastero di Cluny che ereditò tutte le sue sostanze. Ad Icmaro, san Bernardo scrisse le lettere n. 219, 229, 230 e 231.
 

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