FRANCESCO DEL GIUDICE (1721-1724)

10 Maggio 2010

Nacque a Napoli nel 1648, come scrive il Moroni, da nobile famiglia napoletana. Figlio dei duchi di Giovinazzo e principi di Cellamare. Il duca di York ritiene fosse di origine genovese e dello stesso parere sono il cronista incognito e il Moroni, ma forse errano. Fin dall’inizio della sua carriera ecclesiastica ebbe vari incarichi, tutti svolti lodevolmente. Fu Refendario di Segnatura, Protonotario Apostolico, vice legato di Bologna, Governatore di Fano, Chierico di Camera e anche Governatore di Roma. Operò così bene che, il 13 febbraio 1690, Alessandro VIII (1689-91) lo elevò alla porpora con il titolo presbiteriale di S. Maria del Popolo. Era così ben voluto e stimato da Carlo II di Spagna, che lo nominò protettore della Corona e, nel 1698, lo fece Arcivescovo di Monreale e Viceré della Sicilia. Carlo III, che fu poi IV, come Imperatore dei Romani, lo nominò incaricato d’affari presso la corte di Roma. Passato nell’ordine dei vescovi, occupò la sede di Palestrina, che tenne fino al 2 maggio 1721, quando passò a quella di Frascati. Biasotti-Tomassetti pongono alla data 1721-24 il cardinale Francesco Pignatelli e alla data 1724-25 il cardinal Del Giudice. Con ogni probabilità si tratta di un errore tipografico con posposizione dei due cardinali. Divenuto cardinal decano il 13-6-1723, optò poi per la chiesa di Ostia e Velletri. Morì il 10 ottobre 1725 e inizialmente fu deposto nella chiesa di S. Maria sopra Minerva per essere trasportato poi a Napoli nella tomba di famiglia. Nel 1721 effettuò una visita accurata alla Diocesi e così anche la descrizione ne risultò accurata. È stata la 12° relazione. Di nuovo ed interessante nella cattedrale sono le distribuzioni dei singoli altari: di quello del Gonfalone spetta alla omonima confraternita la manutenzione dell’altare, del S.mo Crocifisso spetta la manutenzione alla omonima confraternita, di quello del S.mo Rosario spetta alla omonima confraternita unitamente alla raccolta delle elemosine, di quello di S. Isidoro e Omobono spetta la manutenzione all’università dei Bovattieri; di quello di S. Antonio abate la manutenzione spetta all’università dei Cavalieri e Somarari; dell’altare di S. Giuseppe e S. Carlo Borromeo la manutenzione spetta all’università dei Falegnami. Ci fa conoscere che in armadi posti in sacrestia sono contenuti reliquie e documenti d’autenticità oltre a paramenti, arredi, messali e corali. La visita alla cattedrale il cardinale la fece il 7 e l’8 dicembre, celebrando un pontificale. Provvide a far dorare una pisside, a far riparare il coperchio del fonte battesimale, il cancello, nonché il muro che lo delimita, costruire e posizionare il cancello che chiude l’altare di S. Carlo Borromeo e restaurare l’altare di S. Isidoro e Omobono e anche un confessionale e due pianete tessute d’oro, una bianca e una violacea. Visita anche la chiesa della Madonna del Vivaro. La manutenzione dell’altare maggiore di questa chiesa spetta alla confraternita della Buona Morte, mentre quella dell’altare del Crocefisso spetta all’omonima confraternita. Il cardinale provvede alla riparazione di alcune parti in muratura e al drappo che ricopre il crocefisso. Nella chiesa non parrocchiale di S. Gregorio Magno ci sono tre altari: il maggiore dedicato a S. Gregorio Magno, quello a sinistra a S. Agata e S. Lucia e quello a destra alla Beata Vergine Maria dell’Orazione e Morte. Il cardinale visita questa chiesa il 3 maggio 1722 e provvede che sia dipinto in 8 giorni una croce presso l’altare dell’Orazione e Morte e che al confessionale siano affissi i fogli dei casi di coscienza. La chiesa di S. Rocco e S. Sebastiano ha un curato con lo stipendio avuto solo nel 1660. Esiste una sacrestia arredata, un organo, una torre campanaria con campane ed orologio. La comunità provvede alla manutenzione delle campane e dell’orologio. Nota la devozione ai due santi apparsi nel 1656 da una screpolatura del muro. Il cardinale ha provveduto ad una nuova patena e ad un nuovo calice, nonché a far riparare tutte le porte. La chiesetta della Madonna della Neve è stata riedificata e ampliata da Francesco Belli. Rileva che all’ospedale il muro di cinta che da sulla strada è da terminare. Anche qui fa dipingere sull’altar maggiore un crocifisso. All’oratorio del S. Sacramento, che ha un altare dedicato a S. Lorenzo, il cardinale ordina che sul confessionale vengano affissi sia i fogli dei casi di coscienza, sia le copie della Bolla in Cena Domini. Il Seminario lo visita il 22 maggio 1722. Gli alunni, data la ristrettezza della casa, furono trasferiti dall’Orsini presso i Gesuiti, ai quali è affidato l’insegnamento. Il pubblico erario, in seguito ad un accordo del 1701, concorre al mantenimento del seminario con 250 scudi. Il costo mensile di due alunni si aggira intorno ai 34 scudi. Il seminaristi indossano veste violacea e durante le funzioni servono in cattedrale. Il 3 maggio 1722 visita i conventi. Ispeziona il monastero di Santa Flavia Domitilla e constata che l’altare è provvisto di arredi e paramenti sufficienti. Gli oli santi sono conservati in idonei vasi argentei, stabilisce una certa somma per dorare la parte inferiore di una pisside, per far riparare il convento, la chiesa, i locali per la conservazione del grano, del frumento e della legna. Rileva che esiste una Scuola di Grammatica letteraria o retorica, una Scuola di Teologia morale, una Scuola di Filosofia. Il 2 maggio 1722 visita il Rifugio eretto dalla carità del card. Sfrondati, ove sono raccolte le fanciulle povere sotto la guida di una priora e di un economo di scelta del cardinale. Il sostentamento è tratto dalle elemosine e dal ricavato della vendita dei lavori delle fanciulle. Nelle uscite le ragazze indossano una bianca veste di lana. I confratelli dell’Orazione e Morte indossano un saio nero e ogni terza domenica si raccolgono in ora d’adorazione. I confratelli del S.mo Sacramento indossano saio bianco, recitano l’ufficio nei giorni festivi, distribuiscono sussidi dotali alle fanciulle bisognose. L’ospedale si compone di tre locali rispettivamente per maschi, per femmine e per i medicinali. Il cardinale provvede a far esaminare i libri contabili del Monte di Pietà e anche quelli del Monte Frumentario, che saranno restituiti entro un mese. Per Monteporzio il cardinale rileva che per la chiesa almeno non è ben definito il nome: se a S. Gregorio Magno, o a S. Maria. La manutenzione dell’orologio della torre è affidata ad un operaio pagato dalla casa Borghese. Per Rocca Priora ritiene definitivo per la chiesa il nome della S.ma Assunzione. Rileva la necessità di costruzione di un armadio per arredi, paramenti sacri e reliquie; la necessità di dorare due calici, rilegare un messale, riparare il pavimento e il tetto della chiesa parrocchiale entro tre mesi; stabilire uno stipendio per l’arciprete e anche per il cappellano conduttore, nonché di far riparare entro due mesi i muri e le scale dell’oratorio del S.mo Sacramento. Per Montecompatri nulla da eccepire ad eccezione del rinnovo della copertura bianca del tabernacolo. Ordina di rifare il soffitto alla cappella del S.mo Sacramento da parte della confraternita omonima. Nota l’esistenza di un ospedale con due stanze, una per le donne e una per gli uomini, constata che non esistendo l’ospedale nelle precedenti visite, esso è privo di fondi. Per la chiesa di Lunghezza stabilisce la costruzione di un muro annesso al cimitero con relativo cancello da poter chiudere. A Rocca di Papa invia il vicario, che ordina il restauro del fonte battesimale, degli oli e di riparare le finestre della sacrestia, la sostituzione del messale, di fissare meglio il marmo dell’altare e rifare il pavimento della chiesa della Madonna delle Grazie. Per la Madonna del Tufo ordina la pittura di una croce sull’altare maggiore nonché il restauro del quadro della Madonna con il Bambino in braccio. Per la prima volta si parla di un ospedale con due stanze, una per l’alloggio di pellegrini e una che funge da ospedale vero e proprio. Il Guarnacci ne parla al vol. I pag. 349

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