LAUDATO SI’ – Enciclica di Papa Francesco – Presentazione di S.E. Martinelli Raffaello versione testuale
PRESENTAZIONE DIALOGICA E SINTETICA
(preparata da S.E. Mons. Raffaello Martinelli
e pubblicata dalla Casa Editrice Shalom, insieme all’Enciclica)
Il giorno 18 giugno 2015 il Santo Padre ha pubblicato l’enciclica Laudato sì, circa la cura di quella che egli chiama la casa comune, e cioè il creato, l’ambiente.
Il testo, di oltre 180 pagine in formato A5, si compone di 6 capitoli e di 246 paragrafi, prima di terminare con due preghiere: l’una per la nostra terra, l’altra con il creato.
Ecco, in sintesi, alcuni elementi fondamentali di tale enciclica, in questa presentazione dialogica.
Anzitutto quale il titolo e perché?
Il titolo, scelto dal Santo Padre, richiama l’incipit del cantico delle creature «Laudato si’, mi’ Signore », di San Francesco, di cui il Papa ha “preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma”( n.10).
Con tale titolo, il Papa evidenzia che “la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia” (n.1).
Il Papa, in questa enciclica, si ricollega ad alcuni Suoi predecessori?
Senz’altro. In particolare si ricollega (nn.3-8):
anzitutto alla Pacem in terris di San Giovanni XXIII, rivolta ;
a vari discorsi del beato Papa Paolo VI, il quale in varie occasioni ha messo in guardia da progressi scientifici e tecnici che, “se non sono congiunti ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo » (Discorso alla FAO, 16 novembre 1970);
a San Giovanni Paolo II, che sollecitò più volte una conversione ecologica globale, collegando strettamente insieme e in modo interdipendente, ecologia ambientale ed ecologia umana;
infine al Papa emerito Benedetto XVI, che ha invitato tutti a mantenere uniti tutti i vari componenti del mondo, perché «il libro della natura è uno e indivisibile» e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia,le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, «il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza (enc. Caritas in veritate, 51).
Il Papa anche richiama l’esemplare contributo dato su tali questioni dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo, il quale tra l’altro ebbe a dichiarare che « un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio» (Discorso a Santa Barbara, California, 8 novembre 1997).
Tra i vari problemi attuali, il Papa attira l’attenzione in particolare sull’acqua. Perché?
In quanto, come afferma lui stesso, “l’acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici. Le fonti di acqua dolce riforniscono i settori sanitari, agropastorali e industriali”(n.28). Per questo afferma in modo perentorio: “l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani” (n.30).
Il Papa si sofferma sul degrado sociale. Quali i segni di tale degrado?
Ad es. il Papa al n.46 afferma: “Tra le componenti sociali del cambiamento globale si includono gli effetti occupazionali di alcune innovazioni tecnologiche, l’esclusione sociale, la disuguaglianza nella disponibilità e nel consumo dell’energia e di altri servizi, la fram- mentazione sociale, l’aumento della violenza e il sorgere di nuove forme di aggressività sociale, il narcotraffico e il consumo crescente di droghe fra i più giovani, la perdita di identità”.
Nello stesso tempo il Papa evidenzia il collegamento stretto tra il degrado ambientale e il degrado umano, tanto da implicare o una comune salvezza oppure una distruzione reciproca: “L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale”; per cui “oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale” (n.48-49).
La Chiesa può dare un aiuto per la soluzione dei numerosi problemi attuali?
Certamente. Anche se va affermato che “su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra gli scienziati, rispettando le diversità di opinione” (n.61), nello stesso tempo la Chiesa ha il Vangelo della creazione da annunciare e proporre a tutte le persone di buona volontà.
Già le narrazioni del libro della Genesi sulla creazione “suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura è il peccato. L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate” (n.66).
Anche se « la malvagità degli uomini era grande sulla terra » (Gen 6,5) e Dio « si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra » (Gen 6,6), tuttavia, Dio ha aperto una via di salvezza, che ha attuato, nella pienezza dei tempi, con il Suo Figlio, inviato tra noi: Gesù Cristo, il quale assume la fede biblica nel Dio creatore e evidenzia un dato fondamentale: Dio è Padre (cfr Mt 11,25), vivendo in piena armonia con la creazione.
Perché il Papa preferisce il termine creazione al termine natura?
Lo motiva lui stesso al n.71: “Dire creazione è più che dire natura, perché ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato. La natura viene spesso intesa come un sistema che si analizza, si comprende e si gestisce, ma la creazione può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, come una realtà illuminata dall’amore che ci convoca ad una comunione universale”. Pertanto il credente, riconoscendo di essere lui stesso creato a immagine di Dio e tutto il creato uscito dalle mani di Dio, può serenamente affermare che “tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio” (n.84). Questo, precisa subito il Papa, “non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilità” (n.90).
Come si dimostra concretamente la nostra unione con la creazione?
“Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente… Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società” (n.91).
Il Papa si sofferma sulla radice umana della crisi ecologica: in che senso?
Il Papa, partendo dal fatto che “mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo” (n. 104), “è possibile che oggi l’umanità non avverta la serietà delle sfide che le si presentano…L’essere umano non è pienamente autonomo. La sua libertà si ammala quando si consegna alle forze cieche dell’inconscio, dei bisogni immediati, dell’egoismo, della violenza brutale…Possiamo affermare che gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé”(n.105).
Quale relazione esiste tra la persona umana e il creato?
Il Papa enuncia alcuni principi:
– “L’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile” (n.116);
– “Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia” (n.118);
– “Non si può proporre una relazione con l’ambiente a prescindere da quella con le altre persone e con Dio” (n. 119);
– “Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto” (n.120);
– Se “non ci sono verità oggettive né princìpi stabili, al di fuori della soddisfazione delle proprie aspirazioni e delle necessità immediate, che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti insanguinati e di pelli di animali in via di estinzione?” (n.123);
– “In qualunque impostazione di ecologia integrale, che non escluda l’essere umano, è indispensabile integrare il valore del lavoro… Qualsiasi forma di lavoro presuppo- ne un’idea sulla relazione che l’essere umano può o deve stabilire con l’altro da sé” (n.124-125);
– “Non si può fare a meno di riconsiderare gli obiettivi, gli effetti, il contesto e i limiti etici di tale attività umana” (n.131);
– “Quando la tecnica non riconosce i grandi princìpi etici, finisce per considerare legittima qualsiasi pratica… la tecnica separata dall’etica difficilmente sarà capace di autolimitare il proprio potere” (n.136).
In che senso il Papa parla di di una ecologia integrale?
Nel senso che l’ecologia comprende vari aspetti connessi e interdipendenti: è ecologia ambientale, umana, economica, sociale, culturale, quotidiana. “Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati” (n. 139). “Quando si rendono conto di questo, molte persone prendono nuovamente coscienza del fatto che viviamo e agiamo a partire da una realtà che ci è stata previamente donata, che è anteriore alle nostre capacità e alla nostra esistenza” (n.140).
“L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso” (n.155).
“L’ecologia umana è inseparabile dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale” (n.156). Tale bene comune a sua volta include: il rispetto della persona umana in quanto tale; l’affermazione della famiglia, come cellula primaria della società; la promozione della pace sociale; l’appello alla solidarietà; l’opzione preferenziale per i più poveri; la ricerca del bene delle generazioni future…(cfr. nn.157-162).
Il Papa indica anche alcune linee di orientamento e di azione: quali?
Ne indica varie. Ad esempio:
– “Si rende indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile” (n.164). “I Vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non hanno raggiunto accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci” (n.166).
– Indispensabili sono anche le politiche nazionali e locali. “Sono funzioni improrogabili di ogni Stato quelle di pianificare, coordinare, vigilare e sanzionare all’interno del proprio territorio” (n.177). “L’azione politica locale può orientarsi alla modifica dei consumi, allo sviluppo di un’economia dei rifiuti e del riciclaggio, alla protezione di determinate specie e alla programmazione di un’agricoltura diversificata con la rotazione delle colture” (n.180).
– Altrettanto importanti e necessari sono il dialogo e la trasparenza nei processi decisionali, evitando ogni forma di corruzione che “in cambio di favori spesso porta ad accordi ambigui che sfuggono al dovere di informare ed a un dibattito approfondito… La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspet ti e sui vari rischi e possibilità” (n.182-183).
– “La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia. Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bisogno in modo ineludibile che la politica e l’economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita umana” (n.189). “Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso” (n. 194).
– Nella politica, va attuato il “principio di sussidiarietà, che conferisce libertà per lo sviluppo delle capacità presenti a tutti i livelli, ma al tempo stesso esige più responsabilità verso il bene comune da parte di chi detiene più potere” (n. 196).
Quale il ruolo della religione nell’educare alla responsabilità ambientale?
– E’ necessario “fare appello ai credenti affinché siano coerenti con la propria fede e non la contraddicano con le loro azioni; bisognerà insistere perché si aprano nuovamente alla grazia di Dio e attingano in profondità dalle proprie convinzioni sull’amore, sulla giustizia e sulla pace” (n.200), attraverso anche un dialogo costruttivo e rispettoso fra tutte le varie religioni, che permetta di far crescere “la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti” (n.202).
– Grazie in particolare alla religione, “è sempre possibile sviluppare una nuova capacità di uscire da sé stessi verso l’altro. Senza di essa non si riconoscono le altre creature nel loro valore proprio, non interessa prendersi cura di qualcosa a vantaggio degli altri, manca la capacità di porsi dei limiti per evitare la sofferenza o il degrado di ciò che ci circonda” (n.208).
– Indispensabile è “recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio. L’educazione ambientale dovrebbe disporci a fare quel salto verso il Mistero, da cui un’etica ecologica trae il suo senso più profondo” (n.210).
Quale ruolo può svolgere la famiglia nell’educazione ambientale?
Tra i vari ambiti educativi (scuola, mezzi di comunicazione, religione…) un’importanza centrale la svolge la famiglia. “Nella famiglia si coltivano le prime abitudini di amore e cura per la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine e la pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte le creature. La famiglia è il luogo della formazione integrale, dove si dispiegano i diversi aspetti, intimamente relazionati tra loro, della maturazione personale. Nella famiglia si impara a chiedere permesso senza prepotenza, a dire grazie come espressione di sentito apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare l’aggressività o l’avidità, e a chiedere scusa quando facciamo qualcosa di male” (n.213).
Anche alla famiglia compete educare la persona alla bellezza: amare la bellezza “ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico. Quando non si impara a fermarsi ad ammirare ed apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli” (n.215).
Il Papa propone ai cristiani anche alcune linee di spiritualità ecologica: quali?
Il Papa, dopo aver denunciato anche limiti ed errori compiuti da alcuni cristiani nei riguardi della creazione di Dio, invita in particolare noi cristiani a una “conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana” (n.217).
Questa conversione ecologica richiede tra l’altro (n.217-237):
– “gratitudine e gratuità, vale a dire un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre”;
– “l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale;
– l’offrirsi a Dio « come sacrificio vivente, santo e gradito » (Rm 12,1);
– la consapevolezza che ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da trasmetterci;
– “la certezza che Cristo ha assunto in sé questo mondo materiale e ora, risorto, dimora nell’intimo di ogni essere, circondandolo con il suo affetto e penetrandolo con la sua luce”;
– il permettere “che la forza e la luce della grazia ricevuta si estendano anche alla relazione con le altre creature e con il mondo che li circonda, e susciti quella sublime fratellanza con tutto il creato che san Francesco d’Assisi visse in maniera così luminosa”;
– “uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo”;
– la pratica di alcune virtù in particolare: una sana umiltà e una felice sobrietà, la pace interiore che favorisce la serena armonia con il creato, il fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti, la fraternità universale, l’amore fatto di piccoli gesti di cura reciproca sull’esempio di Santa Teresa di Lisieux, …
– la partecipazione ai Sacramenti, che sono “un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale”. “Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione…è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile… un atto di amore cosmico”;
– il rispetto e la valorizzazione della Domenica, giorno della Risurrezione di Cristo, in cui“la spiritualità cristiana integra il valore del riposo e della festa”.
Quale relazione il Papa indica tra il creato e la Trinità?
“Il Padre è la fonte ultima di tutto, fondamento amoroso e comunicativo di quanto esiste. Il Figlio, che lo riflette, e per mezzo del quale tutto è stato creato, si unì a questa terra quando prese forma nel seno di Maria. Lo Spirito, vincolo infinito d’amore, è intimamente presente nel cuore dell’universo animando e suscitando nuovi cammini. Il mondo è stato creato dalle tre Persone come unico principio divino, ma ognuna di loro realizza questa opera comune secondo la propria identità personale” (n.238). Pertanto “ogni creatura porta in sé una struttura propriamente trinitaria” (n.239),” le creature tendono verso Dio… questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità” (n.240).
E qual è il ruolo di Maria nei confronti della creazione di Dio?
“Maria, la madre che ebbe cura di Gesù, ora si prende cura con affetto e dolore materno di questo mondo ferito… Nel suo corpo glorificato, insieme a Cristo risorto, parte della creazione ha raggiunto tutta la pienezza della sua bellezza” (n. 241), in attesa di quel giorno ultimo, allorquando “ci incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio (cfr 1 Cor 13,12) e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine” (n.243).