PIETRO VITO OTTOBONI (1683-1687) (PAPA ALESSANDRO VIII)

Nacque a Venezia nel 1610, il giorno 22 aprile, da nobile famiglia veneziana. Terminò gli studi di legge a Padova e a 17 anni era laureato nelle due leggi, alle quali si era dedicato con passione. Giunto nel 1630 a Roma, Urbano VIII lo nominò Referendario delle due Signature. Successivamente fu Uditore di Rota e gli vennero affidati i governi di Terni, poi di Rieti ed infine di Spoleto. Fu nominato vescovo di Torcello. Da Innocenzo X (1644-55) venne creato cardinale prete di S. Salvatore di Buscia. Alessandro VII (1655-67) lo nominò abate vagadicense. Sotto Clemente X (1667-69), fu Datario della Corte Pontificia. Sotto Innocenzo XI (1676-89) fu inquisitore del Santo Uffizio e cambiò il titolo da S. Salvatore in quello di S. Marco, divenendo cardinale vescovo della diocesi suburbicaria di S. Sabina. Il 10 novembre 1683 divenne cardinale vescovo di Frascati, sede che lasciò nel 1687 per passare a quella di Porto. Il 6 febbraio 1689, alla morte di Innocenzo XI (1676-89) fu eletto alla cattedra di S. Pietro con il nome di Alessandro VIII (1689-91). Appena eletto si affrettò a beneficare con titoli e privilegi i componenti la sua famiglia, indulgendo ad un pesante nepotismo. Da Venezia ci fu l’invasione delle cavallette: il fratello Antonio fu nominato generale di S. R. Chiesa; il nipote Pietro diciannovenne fu creato cardinale e in seguito occuperà la cattedrale di Frascati; il nipote Marco, benché gobbo e zoppo, fu fatto Sovrintendente delle Fortezze e Galere pontificie. Il Papa era innanzi con gli anni e prevedendo una prossima fine, incitava gli Ottoboni a sistemarsi presto, perché diceva: «Le 24 stanno per scoccare». Infatti morì il 1° febbraio 1691. Riguardo alla politica, egli assunse toni abbastanza concilianti, onde non aver contrasti, con il re Luigi XIV, riottenne Avignone, creando cardinale il vescovo di Beauvois. Prossimo alla morte, pubblicò un breve con il quale giudicò nulli e senza forza obbligatoria i 4 articoli della Dichiarazione del 1682; condannò le 31 proposizioni gianseniste riguardanti la Grazia, l’Eucarestia e la Penitenza. Incitò le potenze cattoliche contro i Turchi; favorì le missioni in Cina e a Nanchino; a Pechino istituì due sedi vescovili; fu caritatevole nel periodo in cui peste e carestia infierirono su Roma. Canonizzò alcuni santi tra cui Lorenzo Giustiniani e Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli. Arricchì la biblioteca Vaticana acquistando preziosi volumi appartenenti alla regina Cristina. Fu sepolto nella Basilica di S. Pietro sotto un sontuoso monumento scolpito da Arrigo di S. Martino