Nacque a Pergola (PZ) nel settembre del 1792. Delle sue origini non si hanno notizie, come non se ne hanno della sua carriera. Fu creato cardinal vescovo della Diocesi suburbicaria di Frascati nel 1844, da Gregorio XVI (1831-46). Poche anche le tracce che ha lasciato della sua attività di Pastore. Si può desumere però che operò molto e bene, se la popolazione di Frascati, quando egli, nel 1854, optò per la chiesa di Porto e Santa Rufina, rivolse un istanza al Papa perché il Mattei fosse nominato «Protettore della città di Frascati». Ed egli dovette amare questa terra, se intervenne a mediare varie volte a favore della città. Durante il suo vescovato riorganizzò il Monte di Pietà, con atto ufficiale e legale, riaprendolo e riservando al cardinal vescovo la piena autorità e giurisdizione. Nell’ottobre del 1857 egli, invitato dal Gonfaloniere Vincenzo del Grande, intervenne presso il suo successore nella cura della sede tuscolana, il card. Cagiano, perché riaprisse al culto la cattedrale di Frascati, che era stata chiusa perché in stato di abbandono. La sua opera mediatrice dette ottimi risultati. Riuscì a mettere d’accordo vescovo e comune con il benestare del Papa. Il Mattei intervenne una seconda volta su richiesta dello stesso Cagiano per condurre a più miti consigli il grande contestatore Vincenzo del Grande, affinchè ritirasse la diffida contro il Capitolo tuscolano, inoltrata per «l’apparatura», a suo parere indecente e disdicente, della cattedrale. Fece una visita pastorale, la cui relazione porta la data dell’ottobre 1852. In essa rileva che la città più importante è Frascati. Ci sono due Monti: Porzio e Compatri, due Rocche: Priora e Papa, altre due città, Colonna e Grottaferrata con le zone rurali di Pantano, Castiglione, Lunghezza, Lunghezzina, Terranova e Molara. Dichiara che in tutte le parrocchie è presente la confraternita del S.mo Sacramento; che non ci sono collegi, ma i sacerdoti si danno da fare per sostituire i maestri per i fanciulli. In quasi tutte le città ci sono le Maestre Pie che accolgono le fanciulle nelle loro case, le vestono con abiti neri e le istruiscono. Chiarisce che le Sorelle della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli si riuniscono nella chiesa di S. Gregorio Magno; che la chiesa della Madonna della Neve è vicino alla porta che conduce al suburbio; che la chiesa di S. Maria della Sciadonna è curata dalla famiglia De Santis. L’Oratorio di S. Lorenzo, presso la porta Romana, è il luogo di riunione della confraternita del S.mo Sacramento. Il seminario conta 21 alunni e 11 convittori. Enumera i conventi: le agostiniane vivono in clausura e sono 30, i Camaldolesi 12, i Cappuccini 20, i Passionisti 13, i Carmelitani Scalzi 5, i Francescani osservanti 28, gli Scolopi, che educano i fanciulli, sono 6. L ‘ospedale, restaurato ed ampliato, è sotto la costante vigilanza del vescovo. Circa il cimitero, si è pensato di farne uno nuovo. I sussidi dotali sono: Loquenzi 20 scudi, quelli istituiti dalle confraternite ed uno del principe Auria. Riguardo alle altre parrocchie vicine rileva che a Rocca Priora è stato eretto, a cura del medico Gioacchino Brunetti, un ospedale retto dalle sorelle della Carità; che a Rocca di Papa, nel 1845, il 29 settembre, consacrò la chiesa parrocchiale che era stata restaurata, e che l’ospedale è stato abbandonato; che a Grottaferrata il cimitero, in pessimo stato, deve essere trasferito più lontano. Asserisce che i parroci, oltre a risiedere sul posto, fanno scrupolosamente il proprio dovere ed il popolo osserva i sacramenti e si dedica alle opere di pietà. Morì a Roma il 7 ottobre 1870