Nacque a Firenze il 14 settembre 1674 (l’archivio della cattedrale dice 1675), da nobile famiglia fiorentina. Nipote del papa Clemente XII (1730-40). Da giovane entrò nell’ordine dei Carmelitani Scalzi e, maturando, coprì via via tutte le cariche dell’ordine. Su istanza del granduca di Toscana fu fatto vescovo di Arezzo da Benedetto XIII (1724-30) e, dopo quattro anni, il 24-9-1731, lo zio Papa lo elevò alla porpora come cardinale prete di S. Martino ai Monti e lo iscrisse alle principali Congregazioni cardinalizie. L’anno successivo divenne Vicario di Roma. Nel 1738, fu abate Commendatario di Grottaferrata, ove fece restaurare la chiesa. Nel 1750, dopo essere passato nell’ordine dei vescovi, divenne vescovo di Frascati. Il 10 aprile 1750 il cardinale giunse al palazzo vescovile, di proprietà della Reverenda Camera Apostolica, per la sua visita pastorale. La domenica successiva al suo arrivo celebrò un solenne pontificale nella cattedrale. Ordinò il rinnovo di alcuni candelabri, nella cappella di S. Antonio Abate, da doversi fare per conto della Università dei Cavallari e Somarari, cui spettava la manutenzione. Mise in rilievo che la cappella del Crocifisso godeva di numerose indulgenze per le anime del Purgatorio concesse da Gregorio XIII (1572-85), da Clemente VIII (1592-1605) e da Paolo V (1605-21). Il 20 aprile si recò alla Madonna del Vivaro e ordinò che in mezzo alla chiesa, davanti all’altar maggiore venisse posto un inginocchiatoio con tappeto e cuscino; ordinò anche di riparare tutti i vetri delle finestre. Stabilì che venisse costruito un tabernacolo più grande e fece dono della chiave d’argento. Ordinò il restauro dei quattro candelabri dell’altare dedicato alla Madonna, l’istallazione della croce e di nuovi messali recenti, compresi quelli funebri. Alla chiesa della Madonna della Neve, che era la chiesa degli Scolopi, ordinò opere murarie per preservarla dall’acqua piovana. Alla chiesa di S. Gregorio Magno, situata vicino a porta S. Pietro, ordinò restauri interni ed esterni; mandò lui un architetto per decidere i restauri. Il 30 settembre visitò la chiesa rurale di S. Michele Arcangelo, nella proprietà dei Piccolomini. Il 5 ottobre fu a S. Filippo Neri, situata presso la cartiera del marchese Spada. Ne ordinò l’imbiancatura, che venisse posto un crocifisso presso l’altar maggiore e che ai candelabri fosse fatto il bagno d’oro. Tutti gli ordini religiosi vennero visitati e così le confraternite e le pie istituzioni. Rilevò che il Monte di Pietà era bene amministrato. A Monte Porzio, anticamente monte S. Gregorio, giunse il 21 aprile. Durante la Messa pronunciò un’omelia alla popolazione, impartì 60 cresime e recitò con il popolo una terza parte del rosario. Lasciò al parroco un contributo per i poveri. A Montecompatri la visita avvenne il 22 aprile. Amministrò la Cresima, benedì la popolazione. Lasciò all’arciprete una modica somma per i poveri. Il 24 aprile fu a Rocca Priora, ove impartì 100 cresime, consegnò i premi ai vincitori della gara catechistica. Provvide di tazzo il fonte battesimale, ordinò nuovi candelabri per l’altare della Madonna, il rifacimento del tetto, l’imbiancatura della cappella di S. Biagio e S. Antonio di Padova ed ordinò altri lavori e restauri. A Rocca di Papa giunse il 26 aprile. Parlò alla popolazione, celebrò la Messa, ordinò sacerdoti Francesco Botti e Marco Antonio Gentile. Distribuì doni e premi ai vincitori della gara di dottrina, amministrò le cresime e recitò con il popolo una terza parte del rosario. Provvide a far dipingere sul fonte battesimale S. Giovanni che battezza Gesù. Visitò tutte le altre chiese rurali sparse per il territorio della Diocesi, rilevando mancanze e ordinando lavori e restauri. A Frascati, il 18 aprile 1751, con rito solenne, il cardinale consacrò la restaurata cappella del S.mo Crocefisso nella chiesa dell’Immacolata Concezione ai frati minori. Benedetto XIV (1740-58) ne aveva già dichiarato privilegiato l’altare nel 1743. Nel 1756 passò alla Chiesa di Porto. Morì a Roma nel 1759 in odore di Santità, tanto che nel 1763 si aprì il processo per l’inizio della Causa di Beatificazione. Il Guarnacci ne parla al vol. II pag. 637