FRANCESCO PAOLO CASSETTA (1911-1919)

Nacque a Roma il 12 agosto 1841. L‘Enciclopedia Cattolica lo chiama Francesco di Paola Cassetta. Compiuti gli studi nelle scuole del Seminario romano, si laureò in teologia e in giurisprudenza. Fu ordinato sacerdote il 10-6-1865. Suo desiderio era quello di partire per le missioni, ma per obbedienza restò a Roma, ove si dedicò all’educazione religiosa dei giovani in qualità di presidente delle scuole serali di religione. Fu eletto vescovo di Annata nel 1884 e, l’anno successivo, presidente dell’Accademia Pontificia dell’Immacolata Concezione. Nel 1887 fu promosso arcivescovo di Nicodemia. Fu elemosiniere segreto di Leone XIII (1878-1903). Nel 1895 divenne patriarca titolare di Antiochia. Preziosissimo collaboratore del card. Parocchi nel governo ecclesiastico della città. Nel 1899 conferì l’ordinazione sacerdotale ad Eugenio Pacelli. Leone XIII lo creò cardinale dell’ordine di s. Crisogono. Nel 1899 divenne vescovo di Sabina, ove visitò due volte la diocesi. Fu Prefetto della Congregazione del Concilio e degli studi, nonché bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Il 28 gennaio 1911 il card. Cassetta faceva il suo solenne ingresso nella diocesi di Frascati. Era molto facoltoso ed anche molto generoso. Quando si trattò di dare un successore al buon Satolli tanto il clero che il popolo tuscolano si rivolsero a Pio X (1903-14), pregandolo di volersi degnare di nominare cardinale vescovo di Frascati il card. Cassetta. A questa richiesta il Papa, con la sua proverbiale bontà, in chiave umoristica chiese: -Ma voi volete il card. Cassetta e la cassetta del cardinale?-. La risposta fu immediata e schietta: – Tutte e due, Santità!- Pio X li accontentò. Una delle prime azioni, giunto in diocesi, fu quella di risolvere la questione dell’affidamento ai Salesiani del santuario di Capocroce, cosa richiesta e dal popolo e dal clero. A quel tempo il santuario era affidato alle cure di un giovane sacerdote di Rocca di Papa, don Silvio De Angelis, che in seguito diventerà arciprete-parroco della Cattedrale e, con il card. Cagliero, vicario generale. In questo santuario le funzioni venivano celebrate solo la domenica e le feste principali, in quanto, poca era la gente che dimorava nei paraggi. Con l’arrivo dei Salesiani venne aperto un oratorio maschile: per ringraziare il Papa di queste concessioni, il cardinale e i Salesiani, intitolarono l’Oratorio al papa Pio X, nome che è restato fino ai giorni d’oggi. Il Cassetta fece costruire, a sue spese, annesso alla casa parrocchiale, il teatro che i Salesiani intitolarono a lui. Il teatro, allora, era situato nello stesso luogo ove oggi è la «Casa del clero». Nel 1913, ricorrendo il III Centenario della dedicazione del tempio a «Maria Ss.ma di Capocroce», il Cassetta assunse la presidenza del comitato d’onore, e non a titolo onorifico, come si usa ora; al suo fianco, come vice ci fu il principe Giuseppe Aldobrandini. Egli puntò tutto sulla riuscita dei festeggiamenti, ridimensionando l’annuale festa di aprile in onore della Madonna di Capocroce, sollecitando la raccolta dei fondi, pubblicandone le oblazioni su cartelloni affissi nei punti più in vista della città. I festeggiamenti durarono per tutto il mese di settembre. Donò a tutti i reduci della Libia una medaglia della Ss.ma Vergine di Capocroce, coniate per l’occasione. Fece, a piedi e sotto il sole, il percorso della processione sia all’andata che al ritorno, solo perché riteneva suo dovere dare il buon esempio. Il 14 settembre, nella cattedrale, celebrò un solenne pontificale. In cattedrale fece dare «alloggio» al quadro di s. Francesco di Sales, suo protettore, sopra la sacrestia e anche quelli di s. Chiara da Montefeltro e di s. Nicola da Tolentino, all’ingresso della cappella dell’Addolorata, oggi del Crocefisso. Attualmente i due quadri si trovano nella cappella del Gonfalone. Donò alla cattedrale tre quadri ad olio di cui due rappresentano i pontefici Pio X e Benedetto XV (1914-22), il terzo è il suo ritratto. Regalò anche un’ottima edizione del Pontificato Romano in diversi volumi, formato mezzo foglio, stupendamente rilegati in marocchino rosso con titoli e stemmi dorati impressi a fuoco. Durante il suo cardinalato si verificò una protesta dei cittadini di Montecompatri che impedirono al loro nuovo parroco, nominato dal Cassetta, il bravo e buon sacerdote di Monteporzio don Giuseppe Picco, di presentarsi al popolo e predicare dall’altare. Essi lo ricusavano e chiedevano che la parrocchia fosse retta dai Giuseppini, come era stata curata e retta fino allora. Il povero don Picco fu colpito da tale shock che non gli fu, mai più, possibile di predicare in chiesa. Il Cassetta morì a Roma il 23 novembre 1919. Fu generoso ed ardente propulsore di tutte le più moderne forme di azione cattolica, avendo per emblema della sua operosa esistenza la più soffusa carità. Il suo ricco patrimonio familiare fu da lui lasciato con testamentaria disposizione alla Congregazione di Propaganda Fide per le missioni povere.