BERNARDINO SPADA (1652-1652)

Armando Ravajoli nella sua «Roma Romagnola», a pag. 85, scrive che Bernardino nacque nel 1594 a Brisighelle dal marchese Paolo e da Daria Albicini di Forlì. Questa famiglia Spada non aveva nulla a che fare con la famiglia Spada di Roma o di Terni d’antica nobiltà. Fornito di molto ingegno e memoria sorprendente, a Roma ebbe il dottorato in legge e letteratura. Sotto Paolo V (1605-21) diventò Segretario Apostolico, Referendario della Segnatura e vicario della Basilica Vaticana. In gioventù fu chierico di camera, Presidente della Grascia sotto Gregorio XV (1621-23). Urbano VIII (1623-44) lo fece arcivescovo di Damiata in partibus, Nunzio Pontificio in Francia, nel 1624, ove portò a termine delicate questioni, e a Ferrara; infine nel 1626 Amministratore di Bologna e provincia, ove ristabilì l’ordine e, nel 1628, iniziò la costruzione della fortezza Urbana. Nel 1630 prestò la sua opera intelligente e fattiva per cercare di sedare la peste che aveva invaso la zona, creando un cordone sanitario onde impedire che il morbo andasse verso Roma. Nel 1626 fu creato cardinale prete di S. Stefano a Celio e fu ascritto a quasi tutte lo congregazioni cardinalizie. Fu protettore di Cistercensi, dei Frati minori e dei Cappuccini di Cesena e Forlì. Fondatore delle fortune della sua famiglia, abile uomo di governo e diplomatico, lasciò alla famiglia il bellissimo palazzo Capodiferro, acquistato nel 1633. Da tener presente che quando fu nunzio in Francia si guadagnò la stima di Richelieu. Unitamente al fratello, padre Virgilio, compì una missione di pace verso i Farnese di Parma in occasione della guerra di Castro, nel 1642, distogliendolo da un attacco verso Roma. Fu mecenate e umanista, protettore di artisti contemporanei. Arricchì la sua galleria sita nel principesco palazzo. Nel 1645 fu vescovo di Albano. Fu ritratto dal Reni. Alcuni quadri di sua proprietà sono del Guercino e di G. M. Morandi. Nel 1652 passò alla chiesa di Frascati. Qui si fece costruire un villino all’inizio di via dell’Armetta, sulla parte destra, estendendovi le abitazioni anche davanti all’attuale via Accoramboni. Per tenere unite le proprietà, ma lasciandovi un passaggio, sopra la strada fece costruire un arco chiamato dai Frascatani «L’Arcu de Spada». Oltre al fratello Virgilio, anche lui cardinale vescovo, vennero a villeggiare altri cardinali Spada: Fabrizio, nel 1675, e Alessandro, nel 1835. Dopo Bernardino questa famiglia venne elevata al rango di principe. Come cardinale vescovo tuscolano restò pochissimo, un primato: 19 giorni. L’archivio della cattedrale riporta 5 mesi. Passò alla chiesa di Sabina e, l’11 ottobre 1655, a quella di Palestrina. Questo card. Spada possedeva una memoria prodigiosa ed era anche uno scienziato e un’anima candida. Il poeta Giacomo Albani Gibbesi gli dedicò un’ode per aver fatto restaurare la fonte dell’acqua aurea in agro tiburtino. La dedica dell’ode diceva: «Ad fontem aquaream in agro Tiburtino, a Bernardino Cardin. Spada Episcopo Tusculano instauratum, atque Aquam Auream Nuncupatum». Acquistò a Roma il palazzo detto ora Spada per 55.000 scudi e acquistò 6 castelli feudali. Morì a Roma il 10 novembre 1661 e fu sepolto nella chiesa di S. Gerolamo della Carità, alla quale aveva disposto un lascito di 15.000 scudi. L’Oldoino ne parla all’anno 1623